Ci sono temi di cui non puoi non parlare, fare finta di niente come se fossero problemi di qualcun altro. Sottolineo “tema” e “problema” perché mi viene in mente la scuola, la famiglia e la società che mi circonda. Sono parole che mi hanno sempre accompagnato e a cui ho sempre cercato di dare il giusto peso e la giusta importanza a seconda del contesto. Ci sono situazioni che hanno un tema più forte e un problema da risolvere più grande di altre. In alcuni casi sono peggiorate nel tempo. Il tema dei rifugiati, dei richiedenti asilo politico è in continuo mutamento. A seconda della situazione geopolitica nel mondo si hanno più o meno variazioni di flussi migratori. La storia narrata nel documentario riguarda  fatti del 2006. Tanto è cambiato da allora, per alcune persone la situazione è migliorata, per altre invece è tristemente peggiorata e il fenomeno è in grande aumento a livello globale. Per fortuna che ci sono anche tante meravigliose persone che combattono tutti i giorni per aiutare a migliorare le condizioni di vita di chi è più vulnerabile.

Le cose che mi stupiscono più di tutte sono l’ignoranza, la cattiveria e l’indifferenza. Come fa chi sta bene, in una situazione normale e privilegiata rispetto ad altri, ad andare avanti sapendo di quanta sofferenza si fanno carico, loro malgrado, tante persone sparse in tutto il pianeta. Se tutti facessimo la nostra parte, nessuno sarebbe lasciato indietro e queste brutte situazioni andrebbero via via a migliorare nel tempo. Con tutta l’informazione e la tecnologia di cui disponiamo oggi non è possibile non vedere la disperazione negli occhi di chi affronta la guerra, la fame, la tortura, l’oppressione e la barbarie che alcuni individui sono capaci di fare ad un essere umano. Ed è qui la vera diversità del mondo, tra esseri umani ed esseri disumani. Sono triste a pensare che da sempre siamo costretti a convivere con questo tipo forza distruttiva e sono felice invece quando penso a tutte quelli invece che sono stati un esempio, un faro luminoso nella notte più oscura che con le loro parole e i loro gesti hanno combattuto per il bene comune. “Hanno combattuto” dovrebbe rimanere coniugato così, al passato, perché ormai dovremmo avere abbastanza coscienza da far in modo che non si debba combattere mai più.


Questa esperienza mi ha permesso di poter conoscere persone che hanno dovuto vivere esperienze inimmaginabili, cose da far gelare il sangue nelle vene e capire meglio la loro sofferenza. Brave persone che cercano di sopravvivere e scappare da un brutto destino, con tanta voglia di vivere, tanti valori, amore per la famiglia e per le persone a cui vogliono bene. Allora mi chiedo perché qualcuno vuole strappargli via tutta la speranza di una vita normale. Sono sempre stato sensibile a certi argomenti e non riesco a capacitarmi del perché ancora oggi accadano cose così terribili. Mi sforzo tutti i giorni di migliorare, di trovare un modo per aiutare gli altri e quello che mi piacerebbe che accadesse con questo documentario è di poter far mantenere l’attenzione su questi temi in modo che sempre più persone siano stimolate a non rimanere indifferenti. Non servono gesti eclatanti, ma piccoli e alla portata di tutti. Basterebbe partire dalla domanda che ognuno si dovrebbe porre: “come e chi posso aiutare?”. Per partire andrebbe bene un piccolo gesto ogni tanto, per poi diventare sempre più frequente. Poi un po’ alla volta coinvolgere chi ci sta vicino per arrivare al maggior numero di persone possibile. Siamo tutti sulla stessa barca e quella barca non deve più partire in quelle condizioni.