Tutto è cominciato con il primo lockdown del 2020 e in quei due mesi di marzo e aprile, chiuso in casa ad ascoltare le notizie di tv e giornali, ho cominciato a pensare e tracciare la storia del film. Volevo che fosse un modo per far riflettere su tutto quello che di brutto affligge il mondo e di tutto quello che c’è di bello intorno a noi. L’equilibrio delle cose determina le condizioni, in alcuni luoghi sono favorevoli mentre in altri no. Che cosa possiamo fare noi per aiutare il prossimo? Ho pensato giorno e notte a cosa far vedere, a cosa raccontare e come farlo nel modo più semplice possibile. Volevo parlare di problemi, ma anche di soluzioni e cose positive. Principalmente volevo unire Parma, Roma e Rieti che sono le tre città alle quali sono più legato. Le origini e il presente. In questi luoghi ho cominciato a pensare alle mie passioni, al lavoro, a cosa mi piace fare e a quello che vorrei vedere.

Mi sono soffermato a riflettere, mentre viaggiavo, a quello che non funziona e a come poter dare una mano per risolverlo. Poi ho scritto una scaletta degli argomenti e dei luoghi che volevo inserire. Ho cominciato a visitarne alcuni e poi, man mano che il tempo passava, ho girato l’Italia in vari posti, quando potevo e come potevo, perché questo è un film con pochissimo budget e ho dovuto fare attenzione a tutto. Esploravo e continuavo ad esplorare. Ci sono voluti quattro anni di lavoro per completarlo, ma l’attesa ne è valsa la pena, perché sono riuscito a raccontare la storia che volevo. È stata un’esperienza bella e particolare che mi ha fatto crescere e mi ha insegnato tanto. Ho fatto le riprese in tutte le stagioni, con qualsiasi condizione di tempo, dal mare alla montagna, dal greto di un fiume sperduto in una landa desolata al centro storico caotico della città più trafficata. Sono passato dall’antichità delle rovine romane ai quartieri più moderni, facendo un salto di duemila anni e scoprendo cose nascoste “in bella vista”. A volte non fai caso a quello che ti circonda, dai tutto per scontato e invece se ti fermi un attimo a riflettere puoi vedere un mondo nuovo accanto a te. L’Italia è meravigliosa in tutto il suo territorio e sono molto contento che con questo lavoro sono riuscito a vederne altre parti in cui non ero mai stato. Ho anche conosciuto tante persone che la valorizzano, la curano e offrono il proprio aiuto per renderla sempre più accessibile a tutti.

Per realizzare alcune inquadrature ci sono voluti mesi di sopralluoghi, prove e appostamenti per avere il giusto tipo di luce. In alcuni casi, nella stessa scena, tra un’inquadratura e l’altra è passato un anno. A volte tornavo a casa e non ero convinto del risultato, guardavo il materiale e mi sembrava che mancasse qualcosa. Magari avevo visto quel luogo sotto un’altra luce mentre esploravo senza attrezzatura e mi era sembrato perfetto, ma in quel periodo per un motivo o per un altro o non tornavano le condizioni o non riuscivo a tornarci io. Quindi mi sono preparato mentalmente ad aspettare quella stagione l’anno successivo col pensiero di non riuscire a ritrovare quello che avevo visto. Mi sono armato di tanta pazienza e ho posticipato sul piano di lavorazione le inquadrature e le location per quelle scene. Ho anche pensato a come chiudere la scena in modo alternativo, ma tornava sempre quel senso d’insoddisfazione e quindi ho seguito quello che mi diceva l’istinto. A volte si fa più fatica con sé stessi che con le altre persone. Dopo tutta quell’attesa ho finalmente colmato i buchi delle inquadrature che mancavano e sono riuscito ad ottenere il risultato che volevo trovando le condizioni che mi servivano.

Il tempo di lavorazione sembrava infinito, le giornate lente e lunghissime. Non in senso negativo. Ho visto posti bellissimi, scoperto piacevolmente luoghi che mi sono rimasti nel cuore e ho avuto modo di fare tante esperienze positive. Ogni giorno mi ha lasciato un ricordo che conserverò con cura. Alcune situazioni sono state molto stimolanti per risolvere in fretta diverse difficoltà impreviste. Credo che sia stata una buona occasione per approfondire cose che conoscevo già, conoscerne di nuove e soprattutto conoscermi meglio. È stato un viaggio molto riflessivo. In certi momenti mi sono sentito come una bilancia, in cui il destino, ogni giorno, ti propone in un piatto le cose che non funzionano e nell’altro quelle che funzionano. Tu le guardi e vorresti dare una mano per migliorare le situazioni peggiori. Come si può fare? È stato anche un modo per prendere più coscienza nelle mie abitudini e rivederne alcuni aspetti che potrebbero essere migliorati per non impattare troppo sul pianeta.